_tempo e racconto nei processi creativi

Titolo: Tempo e racconto nei processi creativi

Sottotitolo: Strategie narrative per l’architettura

Autore: Massimiliano Amati

Casa Editrice: Quodlibet DiAP PRINT / DOTTORATO 3

Città, Anno: Macerata, 2016

Scheda a cura di: Michele Astone, Simone Leoni

Keywords: tempo, racconto, processo, fenomenologia, movimento;

L’esplorazione dello spazio avviene con una dialettica spazio-tempo che attinge le sue origini dalla cosmogonia del mito greco ed è stata diretta, nella maggior parte dei casi, verso l’elaborazione di un modello matematico che ne colga la relazione è in uno geometrico che possa rappresentarla, pervenendo alla definizione di un tempo lineare e di uno spazio omogeneo, ovvero cartesiano. In questo il Movimento si esercita tramite il moto (semplice spostamento corporeo) e la mobilità (accumulazione delle esperienze). 

Le figurazioni spazialità “del” tempo sono diverse dalle figure spaziali “nel” tempo: le prime si descrivono in ambienti misurabili, come il risultato di una serie di operazioni astratte; le seconde si esprimono in maniera mobile, eterogenea, gestuale poiché direttamente connesse ai moti di coscienza, alla percezione e all’azione del corpo. Lo spazio-ambiente si configura come risultante dell’interazione e dell’influenza tra organizzazioni spaziali diverse: non c’è reale differenza tra lo spazio e il movimento del corpo perché la visione li fonde nella medesima “stoffa“, deformando continuamente la rappresentazione della realtà.

Il tempo viene spazializzato per semplificarne l’utilizzo e misurato attraverso le leggi fisiche del moto dei corpi. Il tempo omogeneo può essere definito con caratteristiche di linearità e misurabilità, dove conseguentemente lo spazio è uno stratagemma escogitato dalla nostra mente per avere una raffigurazione del tempo immediata. La durata, a differenza dello spazio omogeneo, non è un oggetto quanto piuttosto una progressione: viene rappresentata simbolicamente nello spazio e trasformata in una figura omogenea che Bergson definisce istantaneità, ovvero l’intersezione tra la durata e lo spazio.

Il tempo è inteso come movimento ed a sua volta il movimento si esprime come simultaneità. Questa esperienza diretta dello spazio ci introduce alla consapevolezza che l’opera d’architettura si può intendere come organismo vivente dotato di un ciclo vitale, entro cui si inserisce la ricerca della forma che comincia con l’atto del disegno. Tramite tale atto avviene la rappresentazione della durata, introducendo lo scenario spaziale che si forma gradualmente come in una narrazione o in un film.

I processi di formatività coincidono con quelli di narratività se non vengono stabilite gerarchie tra le scale basse e le relazioni che si instaurano alle scale alte; l’intrigo si costruisce attraverso relazioni di scambio tra le varie scale di pari gerarchia. Questo avviene nell’architettura di Ito che definisce “genotipo” un codice spaziale già preparato che si rende in diversi modi operativo in contesti e scale diverse, mostrando ogni volta uno specifico “fenotipo”. Il movimento del corpo, per rendere intellegibile la costruzione dell’intrigo, non può essere che al centro della progettazione architettonica.

Un progetto per un nuovo passante a sud di Roma rende operativo il processo progettuale descritto, consentendo un attraversamento tangenziale della città che modula la narrazione dei paesaggi e mostra i vari vuoti caratterizzanti la città di Roma come le riserve, le campagne e i parchi archeologici. Tali scenari che via via si susseguono vengono intesi come fatti legati all’attività percettiva dell’essere umano, quindi dalla sua volontà di movimento e cambiamento: un intervento che comporterebbe una diminuzione notevole del traffico sul GRA, trasformandolo in un grande boulevard a servizio della città e dotandolo di servizio di trasporto pubblico con stazioni di scambio intermodale.

Citazioni

“L’architettura utilizza lo strumento della simultaneità poiché l’idea dello spazio nasce dall’intuito per poi concretizzarsi attraverso la misura”. (pagina 27)

“I processi creativi, tra cui quelli dell’architettura, forniscono un esempio di rappresentazione delle qualità del tempo. I processi di trasmissione delle forme, attraverso periodi storici e geografie, fanno luce su un tempo non più lineare ma elastico”. (pagina 41)

“Per approfondire una ricerca sul tempo dell’opera di architettura e leggerne i caratteri narrativi, non ci basta più indagare il senso delle forme attraverso le rappresentazioni finali degli edifici, ma dobbiamo immergerci nella durata dei processi formativi, nella narratività intrinseca dei disegni e dei progetti chiarendone l’impatto con i contesti ambientali”. (pagina 77)

“Si può sostenere che un processo di formatività sia anche di narratività se arriva alla forma senza stabilire una gerarchia lineare tra l’immaginazione del progetto alle scale basse (i dettagli che anticipano, intuiscono, avviano) e le operazioni che modulano le relazioni alle scale alte (ripetizioni ritmiche della singolarità attraverso le connessioni e i rapporti di prossimità). per scale basse si può intendere il dettaglio architettonico o una visione prospettica, quindi in questo senso, qualcosa che rimanda ai rapporti geometrici e alla misura dello spazio. Ma si può pensare anche alla luce o al rapporto tra vuoto e pieno: sono queste delle singolarità pronte ad essere accolte nella forma delle scale alte attraverso operazioni che modulano l’intensità delle connessioni e del movimento. In entrambe le scale si parla di relazioni, siano esse intese come rapporti geometrici misurabili quantitativamente che come rapporti di prossimità e connessioni fisiche e percettive, modulabili qualitativamente”. (pagina 85)

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